Che cos'è l'ablazione del tartaro
Inauguriamo questo spazio dedicato alla salute e al benessere dei propri denti parlando di pulitura delle arcate dentali, tecnicamente detta "ablazione del tartaro" e molto più raramente chiamata anche "detartrasi".
Questo processo avviene o almeno dovrebbe avvenire con cadenza periodica, dal momento che non è possibile, nemmeno con regolare pulizia dentale con spazzolino e filo interdentale, impedire al 100% la formazione di tartaro.
Un normale intervento di ablazione prevede la rimozione dei depositi di tartaro lungo le arcate mascellare e mandibolare mediante un apposito strumento (chiamato "curette") che agisce per raschiamento.
È dunque normale che a fine intervento si possa avere del sanguinamento in bocca, ma ci raccomandiamo anche per questi interventi abbastanza di routine affinché si presti particolare attenzione alla scelta dell'operatore (dentista o igienista dentale che sia), visto che un lavoratore poco qualificato o esperto può arrivare a far danni, raschiando indebitamente lo strato di smalto, danneggiando le gengive e in generale dando uno stress inutile al cavo orale.
Da qualche anno si sono diffusi anche strumenti analoghi a funzionamento elettrico o a ultrasuoni.
Quanto spesso va effettuata l'ablazione del tartaro
Non esiste naturalmente una regola unica, valida per qualsiasi paziente: l'ablazione del tartaro va senz'altro effettuata con regolarità e questa regolarità andrebbe discussa con il proprio odontoiatra e rivista lungo tutta la vita.
Alcuni fattori che rilevano al fine di decidere la corretta frequenza con cui procedere sono:
Alcuni fattori che rilevano al fine di decidere la corretta frequenza con cui procedere sono:
- abitudini igieniche personali: se non il primo fattore, sicuramente tra i più importanti, in particolare se non ben applicate, le abitudini quali lavarsi i denti dopo i pasti o sottoporsi a sessioni almeno settimanali (ma l'intervallo varia molto a seconda dell'alimentazione e di altri fattori) di pulizia con il filo interdentale sono fondamentali per combattere o viceversa favorire l'insorgenza del tartaro;
- posizione, allineamento e conformazione della dentatura e delle gengive: denti molto serrati, intercapedini, precedenti otturazioni cadute, scarso attaccamento delle gengive ai denti o altri fattori possono favorire in maniera più che sensibile l'accumulo di detriti e quindi la formazione del tartaro in bocca; nei casi più gravi può anche essere possibile che l'odontoiatra suggerisca di intervenire chirurgicamente per garantire un migliore stato di salute del cavo orale;
- condizioni fisiche del paziente: l'età o patologie come il diabete possono ad esempio ridurre in maniera sensibile la salivazione e quindi favorire l'insorgenza e la ri-costituzione del tartaro;
- fattori genetici vari: analogamente al punto precedente, la composizione della saliva, la secrezione di particolari enzimi o altri elementi possono rendere molto mutevole la predisposizione personale alla formazione di tartaro sui propri denti.
Come comportarsi dopo la pulizia del tartaro
Spesso un paziente non correttamente informato si preoccupa se ha qualche piccolo sanguinamento anche nei giorni successivi (in bocca è normale, essendo un ambiente umido, che le ferite non si rimarginino subito; in caso di dubbio e per sanguinamenti che durino diverso giorni, però, contattare sempre il proprio medico curante) e soprattutto può lamentare una rilevante maggior sensibilità agli sbalzi termici.
Questo accade per due ordini di cause, tra loro strettamente legate:
Contrariamente a quanto si ritiene comunemente, è opportuno non abbassare la guardia una volta completata una pulizia del tartaro e anzi occorre procedere con maggior zelo alla pulizia dei propri denti, giacché la bocca si trova in una posizione particolarmente vulnerabili e sono del tutto aperte intercapedini tra denti o tra denti e gengive che ben facilmente si saturerebbero di nuovo di detriti, anche più in profondità.
Questo accade per due ordini di cause, tra loro strettamente legate:
- il tartaro, soprattutto se non rimosso da tempo, può arrivare ad intaccare ed erodere la gengiva e quindi esporre le radici dentali, ovvero delle terminazioni nervose pressoché non schermate e quindi facilmente suscettibili a stimoli esterni, in primis sbalzi di temperatura;
- inoltre il tartaro forma spesso una sorta di nociva coltre sopra tutto il dente, quindi, anche se arriva ad avvicinarsi sempre più alle radici e ai nervi, funge al contempo da isolante rispetto all'esterno. Una volta rimosso è chiaro dunque perché si percepisca un'immediata accentuazione della sensibilità termica.
Contrariamente a quanto si ritiene comunemente, è opportuno non abbassare la guardia una volta completata una pulizia del tartaro e anzi occorre procedere con maggior zelo alla pulizia dei propri denti, giacché la bocca si trova in una posizione particolarmente vulnerabili e sono del tutto aperte intercapedini tra denti o tra denti e gengive che ben facilmente si saturerebbero di nuovo di detriti, anche più in profondità.
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